clamidia sintomi e cure

La Chlamydia trachomatis, meglio nota come clamidia, è una malattia a trasmissione sessuale, ampiamente diffusa tra le adolescenti e le giovani donne. Rispetto alle altre malattie sessualmente trasmissibili è quella meno conosciuta e considerata, nonostante sia sempre più diffusa. Molte donne, infatti, non sanno che esiste e non ne conoscono i sintomi. Essere informate sulla clamidia, invece, è fodamentale: pur non essendo un’infezione mortale, tuttavia può avere conseguenze negazite nella donna colpita. Proprio perch diffusa tra le giovanissime, quindi, importante che si faccia informazione in proposito, in modo da creare una maggiore consapevolezza sull’argomento.

Clamidia, cos’è

Clamidia cos’è? La prima domanda alla quale rispondere è naturalmente questa. Si tratta di un batterio intracellulare che ha una particolare predilezione per le vie genitali, sia maschili che femminili e che può diventare causa di infertilità in entrambi i sessi. Come avete letto, può interessare sia uomini che donne. Negli uomini, la localizzazione del germe è a livello dei testicoli e può causare dolore ai testicoli e febbre. Nelle donne, una volta contratta, la clamidia può risalire il collo dell’utero all’interno delle vie genitali, dove può anche portare alla formazione di ascessi e aderenze, in grafo di ostruire le tube. Ecco perché è molto importante riconoscerla e intervenire.

Clamidia, sintomi

Clamidia sintomi: compaiono tra i 7 e i 12 giorni dopo aver avuto rapporti sessuali non protetti con una persona infetta. Bisogna comunque dire che è asintomatica nella grande maggioranza dei soggetti infettati, si stima oltre il 70% delle donne e il 50% degli uomini.

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Clamidia sintomi donne:

  • dolore durante la minzione
  • perdite sanguinolente al di fuori del ciclo
  • dolore durante o dopo i rapporti sessuali
  • dolore nella parte inferiore dell’addome
  • perdite vaginali anomale

Qualora sia stata trasmessa tramite rapporto anale, può anche causare proctite (olore rettale, spasmi anali accompagnati da urgente bisogno di defecare, talvolta sanguinamento).

Clamidia, trasmissione e cause

Clamidia trasmissione: la clamidia si trasmette generalmente attraverso i rapporti sessuali di ogni tipo, siano essi vaginali, anali o orali. Una donna gravida infetta, inoltre, può, durante il parto, passare al neonato l’infezione, che si manifesta come un’infiammazione agli occhi e all’apparato respiratoprio. La clamidia è una delle prime cause di congiuntivite e polmonite nei neonati.

Clamidia, cura

Clamidia cura: vista la natura batterica di questa infezione, viene trattata con antibiotici. Gli schemi terapeutici prevedono solitamente l’uso per via orale di azitromicina o tetraciclina. In alternativa, di eritromicina o di un chinolone sempre per via orale. In gravidanza sono indicate amoxicillina o eritromicina, oppure clindamicina. Vanno trattati anche i partner sessuali. A ggu bib p stato sviluppato un vaccino. Il rischio di re-infezione in pazienti esposti a soggetti infetti è molto elevato: le persone infette dovrebbero astenersi da qualsiasi attività sessuale ed effettuare un nuovo test 3-4 mesi dopo la cura. L’uso di preservativi riduce notevolmente il rischio di infezione.

Clamidia e gravidanza

Clamidia gravidanza, un argomento molto delicato. La clamidia in gravidanza può portare a un maggiore rischio di aborto precoce o di rottura prematura delle membrane e parto pretermine. Subito dopo il parto, invece, può causare una endometrite post partum, cioè un’infezione dell’endometrio che provoca febbre. Per quanto riguarda il neonato, come abbiamo spiegato, il batterio al momento del parto potrebbe infettare apparato respiratorio e occhi, causando polmonite o congiuntivite.

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La clamidia potrebbe anche diventare un ostacolo alla gravidanza. Il batterio, infatti, può risalire fino alle tube e provocare un’infiammazione pelvica. In questi casi, si creano dei processi di riparazione cicatriziale che possono ostruire le tube rendendo difficile la progressione del prodotto del concepimento, causando infertilità o gravidanze extrauterine.

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