Parto in acqua

Poter partorire in acqua è una scelta molto diffusa, soprattutto per i benefici (in termine di riduzione del dolore del travaglio), che molte donne praticano o prendono in considerazione. Si tratta, indubbiamente, di una modalità molto diversa da quella più tradizionale, che fa dell’elemento dell’acqua, con il suo effetto rilassante e dolce, il punto di forza. A introdurre il parto in acqua è stato inizialmente un medico russo di nome Igor Tjarkowskij e il metodo è stato poi importato anche in Francia, dove è stato consolidato da un altro medico, Michel Odent.

Oggi è possibile richiedere il parto naturale in acqua in molti ospedali; sempre più strutture in Italia si stanno attrezzando ed è anche possibile fare ricorso a un’ostetrica che, a domicilio, può seguire la partoriente avvalendosi della vasca o di piscine gonfiabili di gomma, riscaldate per l’occasione.

Come si fa a partorire in acqua?

Quando il travaglio è iniziato e sono presenti tre centimetri di dilatazione, la donna può immergersi, ma niente le vieta di farlo anche prima. La temperatura calda dell’acqua, infatti, permette di avvertire meno dolore durante le contrazioni. Anche se la futura mamma è immersa, il ritmo cardiaco del feto viene costantemente monitorato e l’ostetrica può massaggiare la schiena per ottenere un maggiore rilassamento della muscolatura lombare.

Quando poi il parto è avanzano e servono le ultime spinte, raramente si effettua l’episiotomia, perché i genitali, grazie al caldo dell’acqua, sono irrorati di sangue, diminuendo la percentuale di lacerazioni vaginali. Una volta nato, il bimbo viene dato alla mamma in attesa che il cordone ombelicale smetta di pulsare. Quando lo fa, significa che il piccolo ha iniziato a respirare, quindi viene visitato.

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Parto in acqua: pro e contro

Perché scegliere il parto in acqua? È una pratica consigliata dai medici o ha delle controindicazioni? Tutte le donne la possono scegliere o ci sono delle condizioni da rispettare? Il parto è una delle esperienze più forti e più in grado di mettere a dura prova il fisico. La donna si ritrova faccia a faccia con paure, ansie e aspettative, il tutto concentrato in un evento che arriva dopo nove mesi di attesa. Domande lecite e legittime che molte donne si pongono durante la preparazione al parto quando iniziano a ragionare per decidere come vivere questo momento.

I vantaggi

Diciamo fin da subito che il parto in acqua non è pericoloso, né per il travaglio né per il bambino. Il bimbo vive in ambiente acquoso e si trova catapultato in un ambiente completamente diverso, fatto di aria, suoni e luci. Da questo punto di vista, il parto in acqua presenta dunque un vantaggio.

L’acqua tiepida, inoltre, permette alla mamma di rilassarsi, favorendo la produzione di endorfine, cioè ormoni che sono in grado di rilassare la muscolatura con un effetto antalgico. Altro vantaggio del parto naturale in acqua è la sensazione di protezione che la donna riceve in quanto si sente alleggerita e distesa e l’ipofisi produce con tranquillità l’ossitocina, cioè quell’ormone che sta alla base delle contrazioni, senza essere inibita dallo stress dell’ambiente circostante.

C’è poi da sottolineare come in acqua la futura mamma si muove più facilmente e liberamente, così che potrà assecondare in modo meno traumatico le contrazioni. L’acqua tiepida, a una temperatura costante di 37°, consente una migliore circolazione del sangue, una maggiore elasticità dei muscoli, riduce il tempo di dilatazione del collo dell’utero e diminuisce la sensazione di dolore.

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Le controindicazioni

Per quanto riguarda le controindicazioni del parto in acqua bisogna premettere che questa scelta esclude la possibilità di anestesia epidurale. Ci sono studi e ricerche che sembrano sospettare come questa modalità possa favorire il rischio di infezioni, così come la possibilità di subire danni al cordone ombelicale.

Ci sono casi, inoltre, in cui il parto in acqua è da evitare perché c’è un rischio per la salute della futura mamma o del bimbo. è il caso della presenza di patologie serie a carico della gestante, in caso di parto prematuro, quando la gravidanza è gemellare, quando il piccolo è podalico o ci sono segni di sofferenza fetale. Ecco perché non tutte le donne possono partorire in acqua ed è doveroso verificare prima di avere tutti i requisiti per poter adottare questa modalità di parto.

Cosa indossare per il parto in acqua

Nella scelta dell’abbigliamento, anche per preparare la valigia per il parto, si ha un’estrema libertà. Si può decidere di indossare solamente la parte superiore del costume, oppure di non indossare nulla. La seconda opzione è quella solitamente più percorsa sia per il maggiore senso di libertà e naturalità, ma anche per facilitare il contatto con la pelle del bambino.

Le vasche per il parto in acqua

Le vasche per il parto in acqua presentano alcune caratteristiche specifiche. Anzitutto, devono essere abbastanza larghe da consentire ogni movimento e devono essere in vetroresina per permettere agevolmente le operazioni di igiene. L’acqua deve rimanere a una temperatura costante (le vasche hanno un apposito dispositivo che la mantiene tale). È necessario un continuo ricambio d’acqua per garantire una perfetta pulizia: durante il travaglio e il parto, infatti, la donna ha perdite di materiale organico, urina, feci, liquido amniotico e sangue.

 

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