Lavoro e maternità

Si sente spesso parlare di come le aziende limitino (o guardino come la peste) l’assunzione di donne in giovane età in quanto passibili di quella “terribile malattia” chiamata maternità. A tutela della crescita sana della famiglia e del periodo precedente e successivo al parto, è bene conoscere quali sono le tutele previste dalla legge per tutte le future mamme. È innanzitutto doveroso precisare che sono spesso molte le modifiche che vengono apportate alle leggi in vigore sulla tutela dei diritti delle madri lavoratrici ed è quindi importante consultare le ultime norme che disciplinano questa materia.

Maternità, lavoro e licenziamento

La prima cosa che si deve sottolineare è che la gravidanza e la maternità non costituiscono un motivo, una giusta causa per utilizzare l’apposita terminologia, per il licenziamento. Il datore di lavoro, quindi, non può mai licenziare a una donna in gravidanza; tale divieto vale fino al compimento del primo anno di età del suo bambino.

La legge che regolamenta il rapporto tra maternità e lavoro a tempo determinato e indeterminato è il Testo Unico del Decreto Legislativo 151/2001 che stabilisce, sia per le lavoratrici a tempo pieno che per quelle in part-time, una serie di tutele che coprono tutto il periodo della gravidanza e quello successivo (allattamento). Durante la gravidanza le future mamme hanno diritto al:

  • congedo;
  • riposi giornalieri;
  • all’astensione;
  • ai permessi retribuiti;
  • congedi per la malattia del figlio.

Lo stato di gravidanza

Quando una donna scopre di essere incinta deve presentare al proprio datore di lavoro il certificato medico che attesta la sua gravidanza. Da questo momento accede a tutte le tutele previste dalla legge. Per avviare la pratica è possibile collegarsi al sito ufficiale dell’INPS (utilizzando le proprie credenziali di accesso) o rivolgersi a un patronato o ad altri professionisti autorizzati alla gestione di queste pratiche.

Il congedo

Il licenziamento è vietato, ma è obbligatorio concedere alla donna incinta il congedo pre e post maternità. La legge prevede l’astensione anticipata dal lavoro per maternità. Questa ha una durata di 5 mesi, che possono essere gestiti in maniera flessibile: due precedenti alla gravidanza e tre successivi alla stessa o altre combinazioni. Va specificato come il congedo per la maternità sia previsto anche per le donne che adottano un figlio. Durante questo congedo è previsto per ogni donna un’indennità giornaliera che è pari all’80% dell’ultimo stipendio percepito.

Non perderti:  Smart Working e bambini: trucchi e consigli

Astensione

L’astensione anticipata dal lavoro si richiede e si applica per tutte quelle mansioni che possono mettere a rischio la salute della donna e del bambino che porta in grembo. Similmente tale tutela è prevista nel caso in cui ci fossero delle complicazioni durante la gravidanza. Trattandosi di materia molto delicata, in questi casi è necessaria la documentazione medica rilasciata dall’ASL che spieghi e dimostri come, per il bene della mamma e del nascituro, sia necessario sospendere l’attività lavorativa.

Permessi retribuiti e riposi giornalieri

Ogni donna incinta può richiedere dei permessi dal lavoro retribuiti. Questi sono destinati a permettere alla neomamma di effettuare visite mediche, esami e accertamenti di vario tipo. Quando necessario la lavoratrice deve comunicare al proprio datore di lavoro i giorni e gli orari durante i quali si assenterà per sostenere queste visite e poi consegnarli il certificato, rilasciato al momento della visita, che attesti che la visita sia stata svolta regolarmente.

Le tutele sul lavoro

Esistono poi una serie di tutele per le donne che svolgono lavori particolari. La legge, infatti, stabilisce la cosiddetta maternità anticipata per lavoro a rischio a tutte le donne che svolgono lavori di fatica o che possono comportare un rischio per il corretto svolgimento della gravidanza. In questo caso è possibile che le donne continuino a lavorare in gravidanza, ma con una riduzione del carico di lavoro, anche per quel che riguarda gli orari (specie per i lavori notturni).

Congedi per la malattia del bambino

Il congedo dal lavoro per la malattia del figlio è una tutela che riguarda entrambi i genitori, non solamente le mamme. Esso può essere richiesto per tutta la durata della malattia, fino al compimento del terzo anno di età del bambino. Dal terzo anno e fino all’ottavo anno, i giorni di astensione sono cinque all’anno. Va inoltre ricordato che i congedi per malattia sono obbligatori, nei limiti previsti dalla legge, ma non sono retribuiti.

Non perderti:  Maternità e lavoro: tutti i diritti delle mamme

Allattamento

Il permesso per l’allattamento è previsto sia per le madri naturali che per quelle adottive o affidatarie. Nel primo caso il congedo è obbligatorio entro il primo anno di nascita del bambino, mentre nel secondo caso entro il primo anno di ingresso nella nuova famiglia. Questo tipo di permesso permette, durante il periodo di rientro al lavoro dopo la maternità, di ottenere due ore di astensione giornaliere dal proprio posto di lavoro. L’astensione è di due ore per tutte le donne che hanno un contratto di lavoro superiore alle sei ore giornaliere; per contratti di lavoro con meno ore, l’astensione è di un’ora al giorno.

Le ore sono a bambino, quindi nel caso di parto gemellare queste aumentano, così come il periodo dell’allattamento aumenta fino a tre anni per i bambini affetti da disabilità.

La gestione delle ore per l’allattamento è flessibile e deve essere concordata con il proprio datore di lavoro. Si può richiedere di entrare dopo o uscire prima, oppure distribuire le ore di permesso in maniera più consona alle proprie necessità.

Per quel che riguarda il periodo di allattamento, successivo al rientro sul posto di lavoro dopo la maternità, va detto che non è cumulabile con altre tutele e che non incide sul computo delle ferie. L’allattamento ha una retribuzione del 100%. Anche in questo caso la domanda va presentata attraverso i canali ufficiali dell’INPS e con un certo anticipo rispetto al loro effettivo utilizzo.

La gravidanza e i primi mesi di maternità sono certamente complessi e articolati; il lavoro non deve costituire un impedimento alla cura e alla crescita del proprio bambino. Le tutele ci sono ed è importante saperle cogliere per affrontare in maniera serena questa fase delicata, ma estremamente emozionante, della vita di ogni mamma.

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui