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Dopo un percorso lungo all’incirca nove mesi, arriva il momento del travaglio, quindi del parto. Ogni futura mamma, quando arriva, riconosce perfettamente i sintomi ma, nonostante ci si prepari in ogni modo, non mancano mai dubbi e domande.
Quando inizia il travaglio, inizia anche un momento molto delicato per ogni donna che si accinge a dare alla luce un bebè. Vediamo insieme di chiarire tanti degli aspetti legati a questo argomento, rispondendo ad alcune delle domande più frequenti in proposito.
Corso preparto
Sempre più spesso le future mamme scelgono di frequentare un corso preparto, in modo da essere informate il più possibile su tutto quello che comporterà il momento in cui metteranno alla luce il loro bimbo. Il corso di preparazione al parto include momenti di confronto con ostetriche, psicologi, ginecologi e neonatologi ed è un buon modo per placare le ansie. In generale, poi, si apprendono utili tecniche di respirazione, da utilizzare anche durante la fase del travaglio e durante la fase espulsiva, comprendendo meglio cosa potrà accadere.
I sintomi del travaglio
I sintomi travaglio possono essere molto diversi e, ovviamente, variano da donna a donna. A tal proposito, dunque, può essere utile un confronto diretto con altre donne che hanno già partorito, in modo da sentire un racconto da chi li ha già vissuti. Per quanto riguarda i sintomi prima del travaglio, capita spesso che qualche giorno prima si avverta qualche segnale, come dolori a schiena, reni e basso ventre (dolori simili a quelli mestruali) o anche delle contrazioni che, anziché aumentare e intensificarsi, vanno a scemare e cessare.
I sintomi di inizio travaglio si provano durante quella fase che viene definita prodromica. Molti esperti sconsigliano di correre subito in ospedale, perché probabilmente il travaglio vero e proprio inizierà dopo molte ore e non è detto che in ospedale si venga subito ricoverate. Dunque in alcuni casi si tratta di sintomi pre travaglio, piuttosto che di travaglio vero e proprio.
Ci sono alcuni sintomi che permettono di riconoscere il travaglio:
- Rottura sacco amniotico: la sacca che contiene il liquido amniotico si rompe e dà inizio al travaglio. Quando si rompe al di fuori dell’ambiente ospedaliero è bene andare subito in ospedale. I sintomi della rottura del sacco amniotico si identificano nella sensazione di discesa di un liquido caldo, ovvero il liquido amniotico. Questo evento è conosciuto anche con il nome di rottura delle acque;
- Contrazioni vere e proprie: l’utero si contrae e le contrazioni si avvertono a livello lombare e ai fianchi. Come riconoscere le prime contrazioni? Spesso capita, verso la fine della gravidanza, nel cosiddetto periodo prodromico, che si avvertano le contrazioni: queste, solitamente, si presentano ma vanno lentamente a scemare. Diverse sono quelle in fase di travaglio che si presentano a una distanza di circa 10 minuti l’una dall’altra e sono molto più intense.
Le fasi del travaglio
Le fasi del travaglio sono quattro:
- Fase prodromica: ci sono le prime contrazioni preparatorie e la cervice di dilata fino a 3/4 centimetri. A seguito della rottura del tappo mucoso ha inizio la dilatazione;
- Fase dilatante: le contrazioni sono sempre più frequenti e dolorose e il collo dell’utero continua a dilatarsi di circa 1cm ogni ora;
- Fase espulsiva: a questo punto è il momento di spingere per fare uscire il bimbo e la cervice raggiunge una dilatazione di 10 centimetri;
- Secondamento: le contrazioni proseguono per agevolare l’espulsione della placenta.
Induzione del travaglio
In alcuni casi, quando la gravidanza è giunta al termine, ma non sono iniziate le contrazioni e il bimbo sembra non voler uscire, il medico può consigliare di attendere fino alla 41esima, 42esima settimana e poi indurre il travaglio. Le contrazioni vengono indotte tramite ossitocina, un ormone sintetico che fa sì che contrazioni inizino. In alcuni casi, se il parto è oltre il termine, il medico pratica la rottura del sacco amniotico.